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Uma Musume Pretty Derby è solo l’ennesimo gacha?

Mi capita spesso di venire bombardata da pubblicità strane mentre scrollo sui social. Tra un reel e un meme, il mio feed si è improvvisamente trasformato in una scuderia virtuale piena di… ragazze cavallo. Già.

All’inizio l’ho presa sul ridere. L’algoritmo aveva deciso che dovevo assolutamente sapere tutto su Uma Musume: Pretty Derby, un gioco mobile giapponese dove leggendari cavalli da corsa vengono reincarnati in idol dalle orecchie pelose e la coda equina. Il concept? Tanto assurdo quanto irresistibile. E così, da semplice spettatrice, mi ci sono ritrovata dentro con tutte le scarpe (da corsa).

Da stalloni a idol: benvenuti alla Tracen Academy

In questo universo parallelo e sorprendentemente dettagliato, i cavalli da corsa più famosi del passato rinascono come ragazze. Non ragazze qualsiasi, però: parliamo di atlete fuoriclasse che si allenano in una prestigiosa scuola di Tokyo, la Tracen Academy, per competere in gare mozzafiato… e poi esibirsi in concerti a ritmo di J-pop. Perché ovviamente, oltre che correre, devono anche cantare e ballare. Logico, no?

E no, non hanno nomi di fantasia. Ognuna porta con sé il nome (e l’eredità) del cavallo reale da cui è ispirata. I diritti vengono acquistati dai proprietari degli originali, a volte ancora in vita, altre volte omaggiati postumi. Pensateci: avete un cavallo, e un giorno arriva un tizio in giacca e cravatta che vi propone di trasformarlo in una liceale con le orecchie da pony. Non è geniale e disturbante al tempo stesso?

Non sono una grande fan del gaming su telefono – anzi, lo evito il più possibile. Ma Uma Musume mi ha presa con la scusa della curiosità e poi mi ha trattenuta con le sue storie. Il gameplay? Un mix tra simulazione sportiva, crescita del personaggio e tantissimo storytelling.

Nella modalità carriera scegli una “fanciulla” e la alleni giorno dopo giorno: distribuisci punti abilità, le fai fare esercizi, la mandi a divertirsi se è stressata, la consoli se è giù di morale. È un po’ come crescere un Tamagotchi a forma di cavallo idol. Ma ci sono gare, concerti, rivincite, legami da creare. Quando vinci, si esibisce. Quando perde, ti si spezza il cuore.

La meccanica è quella classica del gacha, con i soliti pull e gli eventi stagionali, ma niente di troppo aggressivo. Non ti spinge subito a spendere, il che – nel panorama mobile – è già qualcosa.

Uma Musume è un universo vastissimo

Ma Uma Musume non è solo un gioco. È un franchise colossale: serie anime (su Crunchyroll, se vi ho incuriositi), manga, stage play, merchandise, film. Alla Anime Expo 2025 hanno persino esposto statue a grandezza naturale di due protagoniste.

E il successo è reale, non solo digitale. In Giappone il gioco è uscito nel 2021 e ancora oggi è uno dei mobile game più redditizi. La seconda stagione dell’anime è stata la più venduta in home video. Il film ha esordito primo al box office. E la Japan Racing Association ha pubblicamente ringraziato la serie per aver riacceso l’interesse nell’ippica.

Insomma, ho capito perché il mio feed era infestato: il gioco è sbarcato globalmente anche su Steam, e la valanga era inevitabile.

La parte che più mi ha stregata, però, non sono stati i concerti o le gare animate in 3D. Sono le storie vere dietro le ragazze. Perché sì, ogni personaggio rappresenta un cavallo reale. E le loro vicende – per quanto romanzate – hanno un fondo di verità. Alcune fanno ridere. Altre commuovono.

Come Haru Urara, una cavallina minuta e rosa, determinata nonostante tutto. Nella vita reale ha corso 113 gare senza vincerne nemmeno una. Eppure il pubblico la adorava. Alla sua ultima corsa nel 2004 c’erano 13.000 spettatori e 122 milioni di yen scommessi su di lei. Nel gioco, la sua carriera non si chiude con una vittoria, ma con l’affetto del pubblico. 

Oppure Gold Ship, lo stallone imprevedibile che nella versione animata diventa una forza del caos comica e irresistibile. Nella realtà a volte correva come un razzo, a volte non usciva nemmeno dal box. Nel gioco prende a calci l’allenatore nei victory screen. 

E poi c’è Silence Suzuka, il campione dal destino tragico. Si infortunò gravemente durante una gara, ma riuscì comunque a portare il suo fantino fuori pericolo prima di fermarsi. Fu eutanizzato subito dopo. La sua controparte digitale è dolce e silenziosa, come un omaggio rispettoso e struggente.

Alla fine, Uma Musume non è solo un gioco su ragazze cavallo. È un tributo affettuoso e a volte esilarante alla storia delle corse, un ibrido tra sport, idol culture e racconto biografico. E lo fa con una cura quasi maniacale per i dettagli, tanto da spingermi su YouTube a confrontare le gare anime con quelle reali.

Mi ha colpita perché riesce a raccontare storie di determinazione, fallimenti, seconde possibilità. Riesce a dare voce – o zoccoli – a chi magari nella vita non ha brillato ma ha lasciato il segno.

Ci giocherò ancora? Probabile. Finché non mi fisserò su qualcos’altro. Ma intanto, mi guardo l’anime a pranzo, penso a Haru Urara e sorrido. Perché in fondo, anche nei mondi più bizzarri, si possono trovare delle piccole verità che toccano sul serio.

E se adesso anche il vostro feed comincia a popolarsi di ragazze con la coda… non dite che non vi avevo avvertiti.

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