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The Finals è il gioco che non ci meritiamo

Personaggi stilizzati di The Finals posano in una scena dallo stile futuristico, con maschere e costumi eccentrici davanti a un fondale rosso acceso.

Chiariamoci subito: nessuno si aspettava davvero che The Finals facesse tutto questo rumore. Al massimo sembrava l’ennesimo tentativo ben vestito di inserirsi in un mercato sovraffollato, giusto un altro FPS con colori sgargianti e una manciata di skin da sbloccare. E invece no. Il nuovo titolo di Embark Studios si è rivelato qualcosa di totalmente diverso: una sorpresa concreta, un laboratorio creativo travestito da arena competitiva, e forse, una delle evoluzioni più affascinanti del genere shooter degli ultimi anni.

The Finals - Quick Cash

Ecco perché oggi vale la pena raccontarlo.

The Finals nasce da menti che conoscono il caos meglio di chiunque altro: gran parte del team viene infatti da DICE, lo studio dietro Battlefield. E quella familiarità con la distruzione, con l’intensità organizzata, è presente in ogni angolo di The Finals. Ma qui non si tratta di ripetere il passato: qui si tratta di reagire a quella ripetizione.

Embark è uno studio nato dalla frustrazione. Dall’aver troppe idee e nessuna possibilità di realizzarle. Da anni passati a inseguire lo stesso modello, lo stesso loop, le stesse battaglie. Finché qualcuno ha detto: “Perché no?”. Il risultato? Un melting pot di ispirazioni, ma anche un’identità netta e inaspettata.

Immaginate Team Fortress 2, Halo, Mirror’s Edge e persino Rainbow Six… tutti smontati pezzo per pezzo e ricostruiti con una logica nuova. Ma anche con una tecnologia nuova.

Perché sì, la distruttibilità in The Finals non è solo scenica: è sistemica. Ogni oggetto distrutto viene visto da tutti i giocatori nello stesso modo, in tempo reale. Niente più detriti personalizzati che creano disallineamenti nei combattimenti. Qui ogni muro che cade, ogni esplosione, ogni collasso strutturale è parte della mappa per tutti. Una vera rivoluzione nella logica multiplayer competitiva.

L’arrivo della Stagione 7 e il revive dell’FPS che “non ci meritiamo”.

Il mese di Giugno 2025 è caratterizzato anche dal lancio della nuova stagione di contenuti che porta con se tante novità, tra cui la possibilità di esplorare e completare nuovamente i battle-pass precedenti, mettendo un freno alla FOMO. Nuovi gadget, nuove modalità e fix di bilanciamento, rendono la nuova stagione uno dei momenti perfetti per tornare a provare il titolo di casa Embark.

Siamo nell’epoca in cui i lavori di questo studio di sviluppo si differenziano dal rumore dei tripla A grazie alla cura e all’amore che mostrano verso l’ottimizzazione. Ricordiamo che Embark ha oggi all’attivo due titoli:

  • The Finals (Free To Play)
  • ARC Raiders (in uscita il 30 Ottobre 2025)

Ed entrambi risultano incredibilmente ottimizzati, a tal punto da essere diventati un faro, un vero e proprio riferimento per la community degli sviluppatori.

Effetti speciali e Ritmo! Una formula ESPLOSIVA!

Il gameplay è un costante scambio tra strategia e velocità, dove ogni classe può essere stravolta da un semplice cambio di gadget. Il leggero può diventare un assassino che si teletrasporta tra i tetti o un tiratore scelto mobile. Il pesante può essere un tank da sfondamento o un difensore silenzioso. Il medio? Un jolly pieno di utility. Tutto è modulare, tutto è trasformabile.

Le modalità di gioco? Anche lì, niente di statico. Si passa dal caos totale di Power Shift — due squadre che si spingono a vicenda su un obiettivo mobile — alla tensione tattica di Terminal Attack, passando per Bank It e Cash Out, due varianti della classica estrazione con twist differenti. In particolare, Cash Out è la modalità che meglio rappresenta la filosofia del gioco: armare un obiettivo, difenderlo, poi muoversi al prossimo. Suona familiare? Lo è. È Rush di Battlefield, evoluto. Più veloce. Più letale.

Tutto questo avviene all’interno di mappe piene di personalità, che sembrano uscite da uno show televisivo del futuro. E non è un caso. Perché The Finals è, narrativamente, proprio questo: un game show violento dove i giocatori sono avatar digitali fatti di monete, e ogni kill, ogni azione, ogni mossa… è uno spettacolo per il pubblico.

Un prodotto figlio della storia videoludica

Il risultato? Uno shooter che si prende gioco del realismo per abbracciare lo spettacolo. Uno stile visivo che non cerca il grigio o la sabbia, ma esplode in rossi, gialli e neon alla Mirror’s Edge. E qui il legame con il capolavoro di EA non è solo estetico: è anche nel flow, nella sensazione di movimento fluido, costante, che ti spinge a inventare il tuo modo di giocare.

Non è un gioco perfetto, sia chiaro. Gli eventi casuali in partita — come la gravità ridotta — possono sbilanciare l’esperienza, soprattutto in partite decisive. E l’economia di sblocco delle armi è un po’ troppo sbilanciata a favore dei veterani. Ma sono imperfezioni che, nel quadro generale, pesano poco. Perché il gioco non solo è gratuito, ma è anche completamente privo di elementi pay-to-win. Niente scorciatoie. Vuoi qualcosa? Gioca.

In un periodo storico in cui la parola “live service” viene accolta con il sospetto che si riserva ai venditori di pentole porta a porta, The Finals dimostra che un altro modo è possibile. Uno in cui lo stile e il contenuto non sono in competizione, ma lavorano insieme. Dove il game design si costruisce su idee concrete, e non su loot box e promesse vuote.

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The Finals - Heavy contro Barriera

E allora la domanda diventa solo una:

Se ti piace sparare, costruire, distruggere, rischiare. Se ti piace vincere o perdere per un secondo di differenza. Allora, davvero: cosa stai aspettando?

Hai tutto quello che ti serve per raggiungere… The Finals?

Un commento

  • Bellissimo articolo, scritto con passione e pieno di spunti interessanti. Ma dopo oltre 50 ore di gioco, mi trovo purtroppo dall’altra parte dello spettacolo.

    The Finals ha idee geniali, uno stile unico e un gameplay che potrebbe davvero riscrivere le regole degli FPS… se solo fosse giocabile. La presenza costante di cheater – aimbot, wallhack, speedhack – rovina completamente l’esperienza. Ogni partita è una roulette russa, e non per il ritmo frenetico, ma per l’incertezza su chi stia barando.

    Il team di sviluppo ha introdotto sistemi anti-cheat, sì, ma i risultati sono stati deludenti. La community lo segnala da mesi, la frustrazione cresce, e il numero di giocatori sta calando. È un peccato, perché The Finals aveva tutto per essere una rivoluzione. Ma finché non verrà risolto questo problema alla radice, resterà un’occasione mancata. Un game show brillante, sabotato dietro le quinte.

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