Michael “Shroud” Grzesiek non ha usato mezzi termini. Durante una delle sue dirette ha detto chiaro e tondo che ARC Raiders merita il titolo di Game of the Year. E lo ha fatto alla sua maniera: con la leggerezza di chi conosce il palco e la sicurezza di chi ne ha visti parecchi cadere. Il messaggio? “Non lasciate che quel gioco, Expedition 33, vinca. Unitevi, e facciamo vincere questo”.

Da lì, il caos. Le community si sono accese, i thread su Reddit si sono moltiplicati e in poche ore la frase è rimbalzata tra Dexerto, GamesRadar e The Escapist. L’effetto? ARC Raiders è tornato al centro della conversazione, e non per una patch o un bug fix, ma per un endorsement in piena regola.
Un gioco nato per resistere
Lo studio dietro il progetto è Embark, lo stesso di The Finals. Gente che di azione e caos controllato ne sa parecchio. Con ARC Raiders hanno puntato su un’idea semplice: rendere il multiplayer cooperativo un’esperienza viva, tesa, piena di imprevisti. Un misto tra PvE e PvP, dove ogni spedizione può finire in gloria o nel disastro totale. E questa imprevedibilità, forse, è il motivo per cui molti lo considerano uno dei pochi giochi capaci di scuotere un 2025 dominato dai single player narrativi.
Al lancio, il 30 ottobre, i numeri hanno parlato chiaro: oltre 260.000 giocatori contemporanei su Steam e un feedback iniziale positivo. Percentuali che hanno fatto sorridere Embark e spinto la discussione ancora più in alto. Il messaggio di Shroud ha semplicemente aggiunto benzina al fuoco.

Perché proprio ARC Raiders?
Shroud, ex pro di CS:GO e streamer da milioni di follower, non è uno che parla tanto per riempire il silenzio. Quando spende un nome, di solito lo fa per convinzione. E nel caso di ARC Raiders, la motivazione è chiara: “Siamo una minoranza, ma possiamo farcela”. I “noi” sono i giocatori multiplayer, spesso esclusi dai premi più blasonati, schiacciati dal peso di produzioni cinematografiche e narrativa “prestigiosa”.
In fondo, la frase nasconde un sentimento diffuso: la voglia di vedere riconosciuto il valore del gioco come esperienza collettiva, non solo come opera autoriale. ARC Raiders rappresenta proprio quel tipo di titolo che vive e cresce grazie alla community, non alle cutscene. E se un ex pro come Shroud lo porta in prima serata, il messaggio arriva forte e chiaro: “non è solo un altro shooter, è un momento di orgoglio per chi ancora ama giocare insieme”.
La realtà dopo l’hype
Dietro gli applausi, però, resta la prova più difficile: durare. La storia recente è piena di titoli nati fortissimi e poi evaporati in poche settimane. Embark lo sa bene e, per ora, sembra muoversi nella direzione giusta: bilanciamenti costanti, roadmap comunicata con chiarezza e un tono meno roboante, più concreto. Il gioco funziona perché le partite raccontano storie spontanee, e la cooperazione, quando c’è, trasforma ogni estrazione in un film d’azione improvvisato.
Il rischio è dietro l’angolo: se il ritmo cala, l’attenzione svanisce. Se la progressione si blocca, i giocatori migrano. Ma per ora, ARC Raiders ha ancora fiato, e la campagna “non ufficiale” di Shroud lo ha rimesso in corsa proprio nel momento in cui serviva visibilità.

Le voci dal web
Su Reddit si leggono reazioni di ogni tipo: chi lo definisce “il primo multiplayer con un’anima” e chi lo accusa di vivere dell’effetto novità. C’è chi cita Shroud come “voce della resistenza multiplayer” e chi lo prende in giro per l’entusiasmo eccessivo. In mezzo, migliaia di giocatori che semplicemente si divertono, che lo mettono nella lista dei “migliori del 2025” e che sperano duri più di una stagione. Nel thread r/ArcRaiders si nota un tono curioso, genuino, quasi grato: dopo anni di live service clonati, qualcuno ha finalmente portato qualcosa di diverso.
Una provocazione o una sfida?
Alla fine, la dichiarazione di Shroud può essere letta in due modi. Da un lato, come un atto di orgoglio verso un genere spesso ignorato dai premi. Dall’altro, come una sfida implicita all’industria: fate un multiplayer degno di stare accanto ai colossi narrativi. Se ARC Raiders riuscirà a farlo davvero, lo scopriremo nei prossimi mesi. Per ora, resta un simbolo: quello di un pubblico che vuole contare, che vuole essere rappresentato e che non ha paura di dire la sua.
E, diciamolo, vedere un ex pro lanciare un appello così diretto in pieno periodo pre-GOTY non capita spesso. In un mercato dove tutto è strategia e PR, un momento di passione genuina come questo vale più di mille trailer.
Le informazioni contenute in questo articolo sono state raccolte da fonti verificate e aggiornate alla data di pubblicazione. Fonti: Dexerto, GamesRadar, The Escapist, Embark Studios, discussioni su r/ArcRaiders e r/gaming.
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